Aly Baba Faye sociologo
di origine senegalese:
Martedì 13
Dicembre 2011 .
"La strage di Firenze è la punta di un iceberg, il problema non è solo il gesto di un folle. Gli immigrati in Italia sono diventati capri espiatorio, mostri da colpire.
Si rischia una protesta violenta, le istituzioni stiano vicine alla comunità"
Roma - 13 dicembre 2011 - "Lo sfondo razzista di quello che è successo è evidente. L’assassino si è andato a scegliere le sue vittime al mercato, sapendo di trovarle al lavoro. Ha aperto il fuoco contro un bersaglio semplicissimo, gli ambulanti con la pelle nera".
Aly Baba Faye, sociologo e leader storico della comunità senegalese, si dice "sconvolto" per la strage di Firenze, ma analizza con lucidità il contesto in cui è maturata: "Negli ultimi anni in Italia si è seminato molto razzismo, la diversità è diventata un male, l’immigrato la vittima da sacrificare. C’è stato un crescendo che ha legittimato il razzismo, con la politica che insisteva sulla sicurezza e sulle espulsioni, trasformando gli immigrati in una minaccia".
Vede un filo conduttore tra i casi di Torino e Firenze?
"Certo. La sedicenne che sente sempre parlare male degli zingari, quando si deve inventare uno stupro dà la colpa ai rom e altri vanno a bruciare il loro accampamento. Un folle di estrema destra che spara sugli immigrati è la mano armata di un pensiero seminato da anni. Siamo davanti alla punta di un iceberg, il problema non è solo la punta, ma tutto l’iceberg".
La crisi economica aggrava questa situazione?
"La crisi economica è terribile e si rischia di scivolare in un clima pesantissimo. La gente non ne può più, è preoccupata e trova negli immigrati un comodo capro espiatorio. Diventi colpevole per il solo fatto di essere rom, extracomunitario, nero. È un continuo fiorire di insulti e ci vuole poco per passare dalla violenza verbale a quella fisica. Sempre più spesso si premette la frase “io non sono razzista, ma ” a discorsi davvero atroci contro gli immigrati".
E gli immigrati denunciano?
"Macchè, ormai sono quasi assuefatti a questo clima diffuso. È una sconfitta per chi lavora da anni nell’antirazzismo. Qualche giorno fa ero su un autobus a Brescia e un gruppo di ragazzini ha snocciolato davanti a me una ricca serie di luoghi comuni contro musulmani e neri. Lo hanno fatto sfoggiando un arsenale di linguaggio che dimostra quanto le nuove generazioni abbiano assorbito il profilo del ‘mostro’ che ci è stato cucito addosso".
Come crede che reagirà la comunità senegalese a quello che è successo oggi?
"Oggi ho sentito molti ragazzi di Firenze e c’era tantissima rabbia. Non si può pensare che gli immigrati subiscano sempre in silenzio, pensiamo a quello che è successo a Rosarno. Servono messaggi distensivi, perché non si scivoli in una protesta violenta. Le istituzioni dovrebbero stare particolarmente vicine alla comunità in questo momento".
Elvio Pasca
giovedì 15 dicembre 2011
“Killer armato dal razzismo quotidiano”
Lo sfogo della comunità senegalese
Di Franco Bomprezzi Firenze. In Italia si fa finta di non vedere
15 dicembre 2011
Parla Cheikh Tidiane Gaye
bancario/poeta senegalese
che vive a Milano
Cheikh Tidiane Gaye, 40 anni, elegante, affabile, colto, cosmopolita. Viene dal Senegal, vive a Milano, lavora in banca, ma la sua passione è la poesia, la scrittura, da sempre. E l’impegno culturale e sociale sul tema dell’integrazione, dei destini di chi arriva dall’Africa e pensa di vivere in un Paese civile, ospitale, ricco di opportunità.
Ci siamo conosciuti durante la campagna elettorale per il consiglio comunale di Milano.
Eravamo entrambi candidati nella lista “Milano Civica per Pisapia”. Entrambi non siamo stati eletti, ma il fluido della simpatia e della condivisione non si è interrotto. Cheikh era a Firenze pochi giorni fa, per partecipare alla presentazione dell’ultimo numero della rivista “Africa e Mediterraneo”, semestrale dedicato alla cultura dei paesi africani.
Era al Caffè Letterario “Le murate”.
Una coincidenza sorprendente, dopo quanto è accaduto a Firenze.
Ieri sera, martedì, ha partecipato al presidio milanese davanti alla Prefettura, assieme alla comunità senegalese.
Cheikh, quali pensieri ti hanno attraversato, quando hai appreso le prime notizie della strage di Firenze?
Triste e senza parole. Sappiamo che il razzismo è presente purtroppo nella vita quotidiana del paese, a tutti i piani ma non al livello di sacrificare la vita di persone innocenti, poveri cristi alla ricerca del pane quotidiano.
L'atto è esagerato, davvero.
Tu vivi a Milano con un eccellente livello di integrazione sociale e umana.
Come è stato possibile?
Non credere.
A volte si fa finta di non sentire e di non vedere. Ricordo che il mio amico Papa Khouma è stato pestato dai controllori dell'Atm, l'artista senegalese Ba ha avuto la stessa sorte con dei ragazzi italiani senza dimenticare il ragazzo italo burkinabè, Abdul William Guibre, ucciso per due biscotti.
L'odio c'è.
Milano con la sua precedente amministrazione non ha favorito l'integrazione.
Oggi i cittadini stranieri soffrono molto.
Ricordo che in un paese civile anche i cani hanno una loro dignità.
Hai la sensazione che in Italia si stiano creando condizioni pericolose per l’integrazione e l’inclusione delle persone migranti dal Senegal e dagli altri paesi africani?
Non faccio un discorso citando i paesi. Una cosa è certa: l'africano in generale paga tanto per il colore della pelle.
A volte chiamato negro, negrone o ragazzo di colore. A volte sottovalutato perché giudicato per la sua provenienza. L'africano paga molto di più. Quello che vediamo o sentiamo rappresenta una percentuale bassissima.
Tanti africani soffrono nelle aziende, discriminati per il colore della pelle e / o della provenienza.
Lo straniero è sempre considerato come un oggetto e non come soggetto, sostanza e regista della sua esistenza.
Pensi che si possa parlare di razzismo crescente, oppure episodi come quello di Firenze vanno ricondotti soltanto a episodi di follia e di squilibrio?
Molto crescente. I fatti lo dicono: Rosarno che ci ricordava le piantagioni di cotone in America durante la schiavitù, il campo Rom bruciato a Torino, la morte di Abba, i processi nei tribunali crescenti sulla discriminazione rappresentano un aggregato molto importante da non sottovalutare.
Il razzismo c'è e cresce.
Lo dobbiamo fermare.
Quali interventi sarebbero necessari per invertire la tendenza, e per ridare all’Italia il ruolo di porta europea del Mediterraneo, crocevia di culture millenarie?
Purtroppo conviviamo ogni giorno con atti di discriminazione ma non ci fermiamo davanti. Le istituzioni hanno un ruolo molto importante e la politica deve giocare nei piani più alti e non pensare solo a ricavare voti per andare a Roma.
Lo Stato deve intervenire , agire sopratutto nelle scuole, all'università favorendo molto la mediazione culturale. Gli stranieri devono avvinarsi di più alla realtà culturale del paese.
E' solo così che si possa sognare un paese dei diritti e dei doveri.
Come sta vivendo la comunità senegalese questo momento drammatico?
Non trovo adeguate parole per definire lo stato d'animo. Sicuramente il momento risulta teso.
Da poeta e scrittore, quale riflessione proponi, per leggere i tempi?
Credo molto ai valori dell'essere umano e alla civiltà dell'Universalità. Tutti sono uguali indipendentemente della provenienza, dal colore della pelle e dalla religione. Esiste una sola razza, è quella umana. Dobbiamo coltivare l'amore nell'orto comune a tutti e annaffiare i semi della Tolleranza..
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