lunedì 20 giugno 2011

AFRICA

Il mio nome è Africa....
quella che un tempo fece impazzire
di gelosia il Paradiso Terrestre
e oggi mi divorano
i quattro cavalieri neri
la Fame, la Guerra,
la Peste e le Bestie
che vomitano fuoco.

Il mio nome è Africa....
Africa di carne viva
Africa velo strappato
Africa pervertita
Africa orologio fermo
il mio nome è Africa.

Il mio nome è Africa....
Mi guardi e non mi vedi,
o forse non vuoi vedermi;
o forse dove sei non arrivano le suppliche
dei miei poveri figli
che, come i tuoi,
sono nati da donne.

Il mio nome è Africa...
Africa mani vuote
Africa occhi grandi
Africa pancia gonfia
Africa gambe scheletriche
il mio nome è Africa....

Il mio nome è Africa....
Il mio nome è Africa....
vago in un mondo che
non mi lascia e non mi prende;
scarico sulle banchine sud del Tamigi,
vendemmio sul Duero,
spazzo le strade di Parigi,
costruisco Roma.

Il mio nome è Africa...
Africa pena che canta
Africa prigioniera
Africa che si dissangua
e vaga su una zattera.

Il mio nome è Africa....
Africa bambola rotta
Africa clandestina
Africa a cui germogliano
fiori dalle spine.

Il mio nome è Africa....
Africa... Africa.... Africa...

Joan Manuel Serrat

venerdì 3 giugno 2011

L’ITALIA CHIEDA ALL’ONU UN INTERVENTO ECONOMICO E SOCIALE IN NORD AFRICA





3 giugno 2011
La crisi del Nord Africa non può lasciarci indifferenti. L’Europa si è mossa con enorme ritardo dal punto di vista politico ed è ancora addirittura ferma nella ricerca di una soluzione alle enormi emergenze che la crisi in quei paesi stanno causando. Non solo. La risposta di alcuni stati europei è stata totalmente inadeguata perché si è concretizzata solo con atti di guerra nei confronti del regime di Gheddafi con danni alla popolazione civile. Possiamo dirlo: l’Europa ha perso quel ruolo di primo piano diplomatico che ha sempre avuto nella sua storia. Ma se tutti questi errori non bastassero se n’è aggiunto un altro, ancora più grave, quello dell’incapacità di intraprendere una vera politica dell’accoglienza senza la quale, a mio parere, l’Europa e l’Italia si pongono al di fuori della storia. Non si può far finta di ignorare quello che sta accadendo, perché le guerre civili, che si sono scatenate negli ultimi mesi e che si stanno estendendo a macchia d’olio, ultimi in ordine Yemen e Siria, stanno provocando ondate sempre più massicce di fuga da quei paesi. Migliaia di persone scappano per cercare nuove opportunità, oppure più semplicemente perché non vogliono vivere rischiando ogni giorno di perdere la vita. Tra di loro ci sono bambini, giovani madri, donne incinte e già molti sono gli incidenti delle carrette del mare, vecchie imbarcazioni spesso incapaci di sostenere il peso di tante persone.

Ieri l’ultima tragedia, denunciata dall’Onu, secondo cui circa 150 persone sono annegate in mare al largo delle coste tunisine per il naufragio di un’imbarcazione in avaria che cercava di raggiungere Lampedusa. Tutto il mondo deve provare tristezza e rabbia di fronte a questa che non è la prima tragedia né quella di maggiore dimensione. Non si può più rimanere a guardare mentre centinaia di persone scappano da sofferenza, fame e poverta’ e, anziche’ trovare una nuova vita, muoiono. L’Italia si faccia promotrice di una grande azione internazionale congiunta, che coinvolga le Nazioni Unite, per ridare al nostro Paese prestigio e dignita’. Finora siamo stati il paese delle politiche razziali e dei respingimenti suggeriti della Lega, di un presidente del Consiglio che baciava la mano ai dittatori e di un ministro degli Esteri fantasma. E’ ora di invertire la rotta. Sono necessari e urgenti interventi di politica economica e sociale a livello locale e strumenti di accoglienza a livello internazionale. Gli sforzi persi in inutili guerre possono essere destinati a questo scopo. Siamo ancora in tempo. L’Europa e l’Italia più volte nella propria storia, anche recente, hanno dimostrato di saper essere solidali e accoglienti.